Vocazione (giugno 2013)

Si parla sempre meno di vocazione. Non tanto ai fini di vita religiosa, grazie al sempre crescente numero di atei che allontanano la perdurante infiltrazione nella vita delle persone di minoranze religiose aggressive ed integraliste come le minoranze che chiassosamente hanno protestato in Francia contro le nuove leggi anti-omofobia, ma soprattutto per definire uno stile di vita risultato di una precisa scelta.

Ma il destino è beffardo e cattivo (viene da dire anche la natura partecipando a certe riunioni AIBA e ACB, ma questo è un altro problema) e non sempre il proprio stile di vita è il risultato delle proprie vocazioni.

Infatti la parola vocazione nasconde a volte scelte obbligate e che nulla hanno a che fare con un consapevole desiderio o amore per una certa vita.

Pensate ai Giudici di Pace, sarebbe bello sapere la percentuale delle persone che accede a questo mestiere perchè nel mezzo della notte è stato colto dalla vocazione per la Giustizia. La maggioranza è motivata da altre ragioni, molto più materiali e meno nobili che la vocazione a fare la propria parte nell'amministrare la Giustizia in Italia.

La cosa è evidente quando si accede da un Giudice di Pace Italiano e dove chi ha una minima competenza del diritto farà bene a stare alla larga per non dover ricorrere a cure per la gastrite.

Ma l'abilità, tutta Italiana, di allocare le persone nel posto sbagliato non si ferma ovvio ai Giudici di Pace. Il resto del servizio Giustizia, di cui hanno parte importante gli avvocati, non è da meno e spesso viene da chiedersi se in realtà le persone scelgano una certa attività non per passione ma solo per necessità di trovare un lavoro.

I giovani disoccupati per esempio, o meglio i giovani rassegnati ad essere disoccupati, forse questo fenomeno per quale solo due anni fa avrei gridato allo scandalo, è del tutto giustificato non tanto dall'assenza di lavoro per i giovani, ma dalla loro pressochè totale assenza di vocazione al lavoro stesso. Non che i vecchi siano meglio ma normalmente se un'auto si ferma in strada un vecchio apre il cofano e cerca di capire dove sia il guasto, il giovane apre il cassetto e cerca di capire dal manuale quale sia il numero per l'assistenza.

Ma in tutto questo la vocazione deve pur resistere. Giovani e vecchi devono per forza avere almeno una passione, una cosa che sentono sia la loro vocazione.

Certo quasi tutti hanno come obiettivo il sesso ed il denaro, due cose che, come le patate fritte e la pizza, piacciono un po' a tutti.

Ma la vocazione è un'altra cosa.

Essere vocati al sacrificio, alla solidarietà fine a se stessa è fatto non raro per fortuna, ma chissà perchè chi lavora con vocazione spesso si sente rivolgere una domanda poco intelligente: “chi te lo fa fare?”.

Ed invece se tutti anziché rivolgere questa stupida domanda pensassimo a cosa desideriamo in modo irrefrenabile fare, a cosa ci darebbe soddisfazione e piacere, il Mondo sarebbe solo migliore.

La stupidità non può essere la vocazione di alcuno eppure non si spiega perchè la maggioranza delle persone si accontenta di essere veicolo di azioni sbagliate. Nel settore assicurativo imperversa una totale assenza di buon senso. Pensate solo alla Magistratura che tratta gli Intermediari Assicurativi come commercianti se devono incassare una parcella e da illustri professionisti se gli si deve addebitare una responsabilità professionale. Certo forse i Magistrati vedono certi nostri Colleghi mangioni e pensano che evidentemente dobbiamo essere tutti così. Eppure in assenza di un argine che dovrà essere elevato da qualche associazione di categoria degna di questo nome (non certi sodalizi improponibili che si aggirano in Italia), presto l'attività dell'intermediario assicurativo finirà schiacciata in mezzo ad assicurati farabutti (aiutati da quelle belle associazioni dei consumatori) ed imprese di assicurazioni egoiste ed avide di profitto.

I Magistrati, privi di vocazione ma che hanno oramai anche perso l'ambizione ad una seppur minima giustizia, oramai condannano gli Intermediari assicurativi che hanno incassato pochi euro di misera provvigione, a pagare risarcimenti milionari al posto delle imprese di assicurazioni.

Basta una informativa poco chiara, una polizza consegnata dopo due settimane (di solito le Imprese ci mettono mesi a scrivere i contratti) e via l'Impresa non paga il sinistro e l'intermediario viene condannato non a risarcire il danno come qualsiasi altro commerciante che si rispetti, ma a sostituirsi nella prestazione all'impresa di assicurazioni.

E' vero in Italia nulla è certo, una srl si può liquidare in 24 ore e quindi sottrarsi legittimamente al pagamento dei propri debiti (lo sanno bene diversi intermediari che chiusa una società lasciando debiti mai pagati, ne aprono subito un'altra per ricominciare, non scrivo qui i nomi perchè in Italia non esiste una libertà di opinione ma gli interessati sanno che sto parlando di loro) ma in tutto questo chi soffre veramente è chi ha la vocazione ad una società giusta ed onesta e che di fronte ad un debito non si sottrae con giochi latini ma rispetta i propri impegni fino in fondo.

La serietà è una vocazione? Forse, io credo che in Italia la serietà sia invece un difetto.

Comportasi in modo corretto non paga, molto meglio avere la vocazione all'avidità, l'ambizione di arrivare, il desiderio di fare meglio e, se non si hanno i numeri per fare meglio, fa nulla allora si può rubare a chi ha maggiore capacità.

Ecco quindi l'idea di questa nuova globalizzazione: sfruttare le persone quanto più possibile ed alla fine condannarli anche a pagare i danni.

Questo simpatico passatempo è stato sperimentato con successo sui Medici Italiani (non la nobile famiglia di Firenze parlo dei medici che curano le persone). Se sei un poliziotto e ti prudono le mani perchè non puoi sparare in testa a tutti quelli che non la pensano come te (sentimento che condivido e quindi non ho mai voluto avere un'arma con me diversa dalla tastiera), dopo aver ben pestato un cittadino che non ha portato il dovuto rispetto, lo si porta in fin di vita in ospedale dove il medico cercherà di curarlo e se non ci dovesse riuscire il bravo giudice (e spesso anche il pubblico ministero) non avrà dubbi a perseguire il medico che non sa fare i miracoli e non il poliziotto vivace.

Di casi come questi ce ne sono centinaia ogni giorno, pochi vengono anche trattati dalla stampa, ma quasi ogni giorno un Magistrato condanna un medico ed il risultato sarà presto che in Italia ci saranno solo medici Indiani mentre i medici Italiani saranno tutti a lavorare in paesi liberali.

Lo stesso sta per capitare con gli intermediari assicurativi, non ponendo freni allo sfruttamento degli intermediari, molti di loro decideranno di lasciare il Paese per scoprire come sia altrimenti facile la vita in molti altri paesi fuori dall'Italia. In Italia l'intermediario è sfruttato (pensate che non è raro che gli venga offerta una provvigione inferiore al 10% quando tutti sanno che il costo medio di gestione di un contratto è il 14% pertanto al 10% si perde) poi lo si incarica dell'onere di incassare i premi, scaricandogli addosso tutti i rischi finanziari che non gli competono e poi, appena possibile, accusandolo ingiustamente delle negligenze commesse invece dall'Impresa di Assicurazioni, gli si addossa anche l'intero sinistro.

E' vero se tanti sono i Magistrati senza vocazione ancora di più sono gli intermediari assicurativi privi di serietà e questi soggetti, sebbene minoranza, dettano l'immagine della Categoria nel cittadino medio. Se poi qualcuno ha esempi positivi di intermediario assicurativo ci pensano i bei dirigenti delle varie associazioni di categoria degli Agenti o dei Broker a dare la peggiore immagine possibile della Categoria. Eppure così come io non mi vedo all'estero con un mandolino alla disperata ricerca di un ristorante dove mangiare la pizza o la pasta al dente, non accetto di trovarmi cucito addosso un modo di essere intermediario che non ci appartiene.

E' vero ci sono tanti furbi parassiti nel nostro Paese, nella nostra Categoria poi i parassiti sono particolarmente numerosi e tendono ad essere difficilmente espulsi, tuttavia la maggioranza degli Intermediari Assicurativi sono persone per bene che lavorano con passione, spesso sottopagate (non parlo solo dei dipendenti ovvio) ed appena si presenta l'occasione gli viene scaricata addosso ogni responsabilità.

E' vero spesso tutti i mali partono dall'assenza di ambizione alla giustizia. Il problema enorme che affligge il nostro Paese. Un Paese dove permane una carcerazione preventiva inaccettabile (180 giorni senza alcuna condanna), un Paese dove i Magistrati possono sporgere querela verso i giornalisti chiedendone la carcerazione, un Paese dove i poliziotti ed i magistrati non vengono eletti dal Popolo e dove non devono rispondere a nessuno delle loro azioni.

In questi giorni una Collega ha scritto centinaia di email e lettere ad altrettanti professionisti proponendo il rinnovo del proprio contratto con il 30% di sconto. L'offerta è ovvio idiota e si commenta da sola, ma prima che questa immondizia venga rimossa dal mercato dalla Magistratura, saranno passati anni ed i danni per la nostra Categoria saranno enormi e soprattutto i responsabili resteranno impuniti.

Non so fino a quando voi Colleghi vorrete continuare a sopportare questo stato di cose, il fatto che ci siano alcune centinaia di persone che pagano quote associative a questa o quella associazione che nulla fanno per la Categoria mi fa pensare che tutti voi siate rassegnati a lasciare il Paese o abbiate scoperto la vocazione al masochismo.

Mi rendo conto che in un Paese illiberale come questo dove persino chi esprime una opinione può essere arrestato per 180 giorni senza una accusa, sia lecito avere dei timori a dire la propria, ma francamente se non reagirete in qualsiasi modo a breve, non ci sarà più nulla da difendere della nostra Categoria.

Io non penso di saperne più degli altri, semplicemente ho un prezzo così alto che, finora, non sono riusciti a comprarmi e di solito quelli che cercano di intimidirmi mi danno la carica per essere ancora più forte. Io comunque non ho la vocazione al martirio e se continuerà questa passiva accettazione e rassegnazione da parte di tutti voi, valuterò seriamente che non ci sia più nulla per cui combattere nella nostra Categoria e resterà solo spazio per i furbi che rubano i testi di polizza, i clienti, i premi e fino a quelli che rubano le intere eredità alle famiglie.

Se non trovate ragioni per appassionarvi nel sito https://www.nessuncommento.it (dove ho dimostrato con sentenza del Tribunale di Roma come i dirigenti AIBA non conoscevano e non applicavano il loro stesso Statuto e dove ho chiesto, inutilmente, che i dirigenti ed i probiviri – che come da sentenza risultano invero poco probi – viri no so – e nonostante ciò sono rimasti incollati alle proprie sedie, spesso sistemate su una tavola imbandita a spese vostre) eccovene altre per farsi due sane risate.

Sul sito dell'ACB si scarica il fascicolo informativo della polizza RC che questi signori vendono ai loro associati.

Le Condizioni Speciali, che quelli dell'ACB, per non essere accusati di dare i numeri, hanno numerato partendo dal numero 20, al numero 22 contengono una clausola incredibile che forse ben pochi hanno letto, eccola:

Art. 22 Validità della assicurazione – Garanzia postuma triennale a seguito cessazione efficacia della copertura.

La presente assicurazione tiene indenne l’Assicurato, sulla base dell’Art. 1, Art. 20 e Art. 21 per richieste di risarcimento derivanti da comportamenti posti in essere durante lo svolgimento dell’attività di intermediazione corrispondente al periodo di assicurazione e posti in essere successivamente alla data di retroattività indicata nella scheda a condizione che la richiesta di risarcimento sia stata presentata all’Assicurato, per la prima volta, nel corso del periodo di assicurazione o nel corso dei 3 anni successivi alla cessazione dello stesso. Considerato l’obbligo imposto dal Regolamento n. 5 del 16/10/2006 redatto dall’ISVAP a ciascun intermediario iscritto alla sezione B di contrarre una polizza di responsabilità civile professionale, questa garanzia non sarà operante nel caso in cui la nuova Polizza che sostituisce la presente abbia una validità retroattiva equivalente alle caratteristiche minime previste dalla normativa vigente, ma se la nuova Polizza che sostituisce la presente non prevede una validità retroattiva equivalente alle caratteristiche minime previste dalla normativa vigente e l'Assicurato desideri attivare la presente garanzia, agli assicuratori di questa Polizza dovrà essere pagato immediatamente un premio addizionale unico per il periodo di 3 anni successivi alla cessazione della efficacia della presente copertura calcolato sulla base del 25% dell'ultimo premio annuale pagato per la presente Polizza.”

Ora, a parte il testo decisamente contorto che dimostra la difficoltà riscontrata dal suo autore, (che questa volta ha deciso di fare da solo e non copiare i testi altrui) quello che emerge chiaramente da questa clausola è che se l'associato ACB assicurato con questo contratto, decidesse di passare alla polizza AIBA, per esempio, dovrebbe sborsare il 25% di premio aggiuntivo se volesse rendere la polizza conforme al regolamento ISVAP che “impone” tre anni di copertura dopo la cessazione del periodo di assicurazione. Il motivo della richiesta del premio aggiuntivo resta ignoto tuttavia risulta palese e senza ombra di dubbio che la clausola si ponga in netto contrasto con la libera concorrenza ponendo una pesante penale a chi decida di non rinnovare la polizza di ACB. Del resto più pericoloso del 25% di premio aggiuntivo è sicuramente un rilievo dell'IVASS che sanzioni la mancata copertura assicurativa conforme al regolamento che non prevede deroghe alla copertura triennale dopo la cessazione della polizza.

Ora anche se l'assicurato decidesse di comprare altrove la copertura per il periodo pregresso, resterebbe la mancata copertura del periodo come richiesto dal regolamento.

E' fin troppo evidente che la ACB, prima che pensare a tutelare i propri Associati, ha forse pensato ad un sistema che impedisse che l'associato (che come è noto riceve d'abitudine l'avviso dal legale se per caso non paga la quota associativa) potesse decidere di abbandonare la polizza gestita da ACB.

A questo si aggiunga che ci sono in giro broker “deficienti” (nel senso latino del termine) che vanno a piangere dalla mamma chiedendo che questa protesti presso gli assicuratori Lloyd's che si sono permessi di effettuare una quotazione migliore della sua.

Tornando seri, di fronte ad un obbligo assicurativo imposto da ISVAP-IVASS su base loss occurrence, ACB offre una copertura claims made che per diventare conforme al regolamento non può essere disdetta ovvero costa un quarto di più rispetto a quanto inizialmente convenuto.

Non vi annoio per ora su le mille altre incongruenze ivi presenti ma viene da chiedersi perchè le Associazioni di categoria degli intermediari assicurativi dovrebbero vendere le polizze ai propri iscritti? Chissà perchè dovrebbero cacciarsi nei guai per offrire polizze a persone che di mestiere vendono polizze assicurative? Ed inoltre un intermediario o una associazione che vende una polizza che si rivelasse non conforme al regolamento ISVAP siete sicuri che non ne risponda in caso di sanzioni inflitte all'associato per polizza non conforme?

Ma non vi date pena, evitate le polizze offerte dalle Associazioni, comprate le nostre sulle quali paghiamo le provvigioni che gli altri non vi riconoscono, e soprattutto gestiamo presto e bene i sinistri diventando vostri fedeli alleati in caso di sinistro. Questa non è una nostra scelta ma una vera vocazione e visti i nostri successi in tanti anni di lavoro, è anche una bella garanzia per voi e per i vostri clienti.

 

Alessandro Nosenzo

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